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  • 02 Dicembre 2016

    Vaccini la babele da evitare

    Editoriale Corriere della Sera - edizione Milano

    Può il libero arbitrio prevalere sull’interesse pubblico? Una domanda che sembra uscita dai testi di filosofia si affaccia oggi prepotentemente nel dibattito politico, sull’onda della discussione sull’obbligo dei vaccini.
    E’ più importante la libertà di scelta individuale o mettere in sicurezza la popolazione generale garantendo a tutti, anche a coloro che per particolari situazioni cliniche non possono essere vaccinati, un’adeguata protezione attraverso l’acquisizione di quella che è definita “immunità di gregge”? Cioè quel fenomeno per il quale, quando si raggiunge un tasso molto alto di vaccinazioni nella popolazione, anche i non vaccinati ne beneficiano, essendo circondati da persone immuni.
    Nella nostra regione la copertura vaccinale per la poliomielite si è ridotta in dieci anni dal 98,3% al 95%, quella per morbillo-parotite-rosolia dal 93% all’89,4% e nel 2014 la copertura vaccinale per pneumococco e meningite in età pediatrica è stata inferiore all’80%, meno che in molte altre regioni. Il calo è più evidente nelle aree urbane, come Milano e Monza. I dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità indicano un tasso di vaccinazione a livello nazionale al di sotto degli obiettivi minimi previsti, con copertura inferiore al 95% per le vaccinazioni per poliomielite, tetano, difterite ed epatite B e ancor più bassa per le vaccinazioni contro morbillo, parotite e rosolia. Ora, se i trend negativi continueranno, il rischio è di perdere il vantaggio conferito dall’immunità di gregge, con gravissime conseguenze per la popolazione.
    Da medico ritengo debba prevalere l’interesse generale sulla libertà di scelta individuale. Sarebbe come immaginare che al tempo delle grandi epidemie che hanno segnato la storia non si fosse potuto ricorrere alla quarantena e alla chiusura delle porte cittadine per circoscrivere il fenomeno, lasciando al libero arbitrio dei singoli la scelta di diffondere o meno il contagio.
    Suona strano poi che su un tema così universale di salute pubblica le Regioni vadano in ordine sparso, ognuno dettando una linea diversa come se vivessimo in un Paese con 20 differenti concezioni di salute dell’individuo e non in quello Stato la cui Costituzione recita testualmente: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Vero è, per i sostenitori della libertà individuale a oltranza, che lo stesso articolo 32 prosegue affermando: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
    I giuristi potranno forse trovare argomenti di approfondimento ma al medico sembra, più pragmaticamente, che l’interesse di salute della collettività debba sempre prevalere.
    Senza entrare nel merito delle questioni referendarie di mera natura politica (che comunque non toccano l’articolo 32 della Costituzione), lascia perplessi che in un mondo globalizzato si possa immaginare di non coordinare almeno a livello nazionale le principali azioni di prevenzione e profilassi .
    Chissà cosa penserebbe oggi di questo dibattito Albert Bruce Sabin, scopritore del vaccino che ha cambiato la storia del mondo debellando la poliomielite, che a chi gli chiese perché avesse rinunciato agli enormi proventi della sua scoperta rispose: “Tanti insistevano perché brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. E’ il mio regalo a tutti i bambini del mondo”. Un dono che oggi potrebbe andare sprecato.