28 Gennaio 2018
Una giornata che aumenta la fiducia dei sopravvissuti
Sono trascorsi quasi 18 anni da quel lontano Luglio 2000 quando il nostro Paese decise di istituire il giorno della memoria, da allora spesso ci si è interrogati se il ripetersi di quell’anniversario non potesse diluire il ricordo e rischiare di diventare un esercizio retorico. Credo che qualsiasi osservatore in queste settimane si sia reso conto di quanto sia cresciuta la sensibilità, l’attenzione e l’informazione grazie a questa giornata speciale; l’importanza della memoria e della sua testimonianza per quello che è stato e che mai più dovrà essere è stata impressa nella storia della nostra Repubblica dalla nomina di Liliana Segre a senatrice a vita, un momento che ha commosso e toccato i cuori di molti di noi e per il quale l’Italia è riconoscente al presidente Mattarella. I sopravvissuti ai campi di sterminio si chiedono cosa rimarrà il giorno in cui anche l’ultimo di loro se ne sarà andato, ma oggi, guardando ai tanti eventi e alle sensibilità sviluppate attorno al 27 Gennaio e alla Shoah crediamo possano essere più fiduciosi che la storia e gli uomini non dimenticheranno. Ci si interroga anche su quale memoria bisogna sviluppare per il domani, mentre crescono i segnali di antisemitismo e di odio antiebraico ovunque nel mondo nel silenzio della pericolosa indifferenza. Come ha ricordato il presidente dell’assemblea dei rabbini d’Italia anche su queste pagine, Rav Alfonso Arbib, registriamo troppo spesso una assenza di reazioni che preoccupa e interroga le coscienze. Si può ricordare l’Olocausto che fu senza considerare le intolleranze di oggi e gli attacchi a quello che per gli ebrei ha rappresentato nel dopoguerra e rappresenterà sempre Israele, la terra promessa che è diventata il rifugio e l’ancora di speranza e di salvezza per un popolo perseguitato da sempre? Il tema di quale memoria trasmettere per il futuro è delicato ma importante da affrontare per combattere gli antisemitismi di ieri e di oggi.
[Corriere della Sera]