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  • 11 Marzo 2019

    Quell’odio antisemita che ritorna

    Gli insulti a Segre


    L’antisemitismo è tornato a farsi sentire forte, in Italia come nel resto del mondo la sua voce si è alzata distintamente in questi ultimi mesi. Gli insulti via web alla senatrice Segre non sono che l’ultimo di una serie di episodi che dalla Francia all’Argentina, dall’Austria all’Ungheria mostrano il volto dell’odio antisemita. Come un fiume carsico che continua il suo flusso emergendo a tratti, così oggi il pregiudizio contro il diverso, l’ebreo, è stato sdoganato, è tornato libero di farsi sentire, sul web, nelle istituzioni, nei salotti, negli stadi, sui muri delle città (come è avvenuto a Milano ma non solo), e nei discorsi di tutti i giorni.

    “E’ più difficile disintegrare un pregiudizio che un atomo”, scriveva Albert Einstein, costretto all’esilio dalle leggi razziali e denigrato da altri due premi Nobel, Philipp von Lenard e Johannes Stark, per i suoi lavori scientifici di cosiddetta "fisica ebraica”. Il pregiudizio antiebraico è duro a morire e resta, ancor oggi, ben radicato, a tutti i livelli, non conosce barriere sociali o discriminanti culturali. Traspare nella parola sfuggita di bocca, nella battuta acida, nella barzelletta razzista.
    L’oscuro potere della lobby ebraica viene sempre evocato attorno al successo di un ebreo, più o meno sottovoce, retropensiero nelle frasi ammiccanti profferite in un discorso. Il complotto pluto-giudaico-massonico, insomma, è ancora qui molto più forte di solo qualche anno fa. Certi temi, certe battute fino a qualche tempo fa erano banditi, non si formulavano neanche sommessamente, stava male; ciò non voleva dire che non esistesse più l’antisemitismo ma non era apertamente dichiarato, né socialmente accettato, oggi invece affiora nella generale indifferenza, infiltrandosi nelle pieghe della crescente xenofobia. La cultura, la ragione, purtroppo, non proteggono dal razzismo, così l’antisemitismo si insinua nella quotidianità, anche nel nostro Paese. Come ha scritto tempo fa su questo giornale Claudio Magris “è caduto un muro morale, che aveva messo al bando una volta per tutte ogni barbaria razzista, e dunque in primo luogo quella antisemita”. 
    L’antisemitismo non è solo rappresentato dai campi di sterminio o dai negazionisti: è anche quello, solo apparentemente innocuo, che si introduce vilmente nelle nostre vite.
    Guardiamolo bene in faccia e non voltiamoci dall’altra parte perché è qui di fronte a noi e la responsabilità di reagire spetta a tutti, nessuno oggi può appellarsi ai “non avevo visto, non immaginavo”. L’indifferenza e l’ignavia pagheranno il giudizio dei giusti e della storia.