La polmonite ,
patologia che ha colpito Silvio Berlusconi, è
una malattia seria, anche se nella maggior parte dei casi un trattamento adeguato consente una perfetta guarigione.
L’80 per cento delle polmoniti può essere gestito da casa, tuttavia nelle
persone anziane e fragili è spesso necessario il ricovero ospedaliero.
Le cause
La polmonite
è un processo infiammatorio a carico dei polmoni in genere di natura infettiva. «Il batterio più spesso responsabile è lo
Streptococcus pneumoniae, (detto anche pneumococco) ma possono essere chiamati in causa anche virus, microrganismi “atipici” tra cui il
Mycoplasma e la Chlamydia, e molto più di rado funghi. Sebbene esistano forme virali, i virus agiscono soprattutto da «facilitatori» di sovrainfezioni batteriche, come accade per esempio con l’influenza che si può complicare con una polmonite batterica» spiega
Sergio Harari, direttore dell’Unità operativa di Pneumologia all’Ospedale San Giuseppe MultiMedica di Milano.
I sintomi
I sintomi più caratteristici sono la
febbre, tosse stizzosa (più tipica della
polmonite virale) o
grassa (più frequente nella
polmonite batterica), malessere generale, astenia e soprattutto la mancanza di fiato. «Le polmoniti causate da germi atipici come il Mycoplasma pneumoniae - dice Harari - hanno in genere un esordio più graduale e sono spesso accompagnate da sintomi non polmonari come mal di testa, dolori muscolari e nausea». Mentre nel caso delle polmoniti batteriche, auscultando i polmoni con lo stetoscopio, il medico sente rumori che segnalano la presenza di liquidi anomali negli alveoli polmonari, nelle polmonite atipiche questi si sentono meno.
La diagnosi
La diagnosi di polmonite viene in genere effettuata con una
radiografia al torace ma in alcuni casi può bastare un’attenta visita e l’ascultazione dei polmoni con lo stetoscopio così da avviare una terapia mirata. Se il paziente risponde bene alla terapia non serviranno altri esami. Nei casi dubbi può essere necessaria anche una
Tac, quando la radiografia risulta negativa.
Le terapie
«Le forme batteriche e quelle causate da microrganismi atipici si curano con
antibiotici. Nella maggior parte dei casi il farmaco più adatto viene individuato in relazione alle caratteristiche del paziente, ai germi circolanti e alla gravità dei disturbi, in quanto
nella maggior parte dei casi non si riesce a identificare l’agente infettivo — spiega Sergio Harari —. Possono poi essere utili farmaci sintomatici per mitigare la febbre e la tosse». L’antibiotico va assunto seguendo con attenzione le indicazioni del medico affinché la terapia abbia successo. Interromperla prima del necessario, infatti, espone al rischio di sviluppare resistenze, mentre prolungarla oltre le indicazioni delle linee guida favorisce gli effetti collaterali, dalla diarrea alla nausea a seconda del tipo di antibiotico utilizzato.
Per la maggior parte delle polmoniti è sufficiente un trattamento di 5 - 7 giorni. La malattia può colpire chiunque, ma hanno maggiori possibilità di svilupparla
persone anziane o con malattie croniche come diabete, patologie cardiorespiratorie, fumatori che più spesso possono andare incontro a complicanze che possono richiedere supporto ventilatorio con il ricovero in terapia intensiva.
La prevenzione
Per ridurre il rischio di sviluppare la polmonite possono essere utili alcune vaccinazioni. I vaccini consigliati sono quello contro lo
pneumococco (sia il 23 sia il 13-valente), batterio più spesso responsabile di polmoniti, e quello contro
l’influenza, in quanto il virus influenzale può aprire la strada a sovrainfezioni batteriche che possono portare alla polmonite.
Ogni anno in Italia i ricoverati in ospedale per polmonite sono circa 150mila e circa 9mila i decessi. La mortalità nel nostro Paese, seppure non trascurabile, è una delle più basse d’Europa. Si tratta di una delle più comuni cause di morte per patologia infettiva.