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  • 27 Luglio 2014

    Ipocrisia e salute, una tassa di scopo per le sigarette

    Corriere della Sera

    L'11 gennaio 1964 veniva reso pubblico il primo rapporto sulla nocività del fumo, preparato dal «Surgeon General's Advisory Committee on Smoking and Health» americano: per la prima volta si affermava chiaramente che il fumo causa tumori polmonari e che è la più importante causa al mondo di bronchite cronica. Sono passati 50 anni e da allora abbiamo scoperto molti altri effetti negativi del tabagismo: le sigarette, oltre a causare tumori laringei e polmonari, sono responsabili anche di neoplasie vescicali, di molte malattie respiratorie (non solo della bronchite cronica seppure questa sia la più diffusa) e cardiovascolari, determinano precoce invecchiamento della pelle, alterazioni del feto in gravidanza e molto altro ancora. Dal 1991 i pacchetti di sigarette inoltre riportano per legge gli avvisi di pericolosità in chiara evidenza.

     
    Prevenzione


    Se le vecchie generazioni, cresciute a film intrisi di fumo, sia nelle scenografie che nelle sale di proiezione, potevano ancora non sapere, oggi no. Oggi tutti sanno quanto il fumo faccia male, ognuno naturalmente fa poi la sua scelta, magari con qualche rimozione più o meno conscia. Eppure i maxi risarcimenti per i danni causati dalle «bionde» sono all'ordine del giorno in Italia come in America. A Milano è stato appena destinato un milione di euro ai parenti di un accanito fumatore deceduto per un tumore polmonare causato dalle sigarette, mentre in America sono stati assegnati 23,6 miliardi di dollari (miliardi, non milioni!) alla vedova di un accanito fumatore deceduto nel 1996 all'età di 36 anni. Nel nostro Paese l'ipocrisia è poi massima: lo Stato attraverso il Monopolio vende le sigarette sui cui proventi lucra, ma poi chiede alle aziende produttrici di rifondere i danni. Dei soldi che provengono dalla tassazione dei tabacchi nessuno viene destinato a programmi di prevenzione o di ricerca medica, così come mai, nelle varie condanne inflitte alle aziende produttrici, si è visto destinare qualcosa ad altri che agli eredi delle vittime del fumo.

     

    Patto con i fumatori


    Eppure sono anni che da più parti si sollecita, anche da queste colonne, una tassa di scopo su base regionale sul fumo, una sorta di «patto con i fumatori»: chi vuole continuare a fumare a suo rischio e pericolo almeno devolva alla medicina un piccolo contributo da definire per ogni pacchetto di sigarette. I soldi sarebbero destinati alla ricerca, ai programmi di diagnosi precoce di malattie polmonari e cardio-vascolari, al potenziamento dei centri anti-fumo, eccetera. L'idea è sempre caduta nell'indifferenza più totale ma in tempi di crisi, in cui la prevenzione diventa la Cenerentola della medicina, torna di attualità. È poi provato che l'aumento del prezzo delle sigarette è il più potente strumento per disincentivare da questo vizio soprattutto i giovani, proprio quelli che oggi preoccupano maggiormente. Le sigarette sono già gravate da molte accise, è vero, ma questa sarebbe una tassa a fin di bene, a tutela proprio della salute dei fumatori.