Il libro bianco sulla Sanità, presentato ai primi di Luglio da Roberto Maroni, ha sicuramente avuto il grande pregio di aprire un importante dibattito dopo anni in cui l'egemonia formigoniana non lasciava grandi spazi a discussioni. I momenti di incontro sono stati numerosi, e talora anche inediti come quello avvenuto alla fine di Luglio con i rappresentanti di tutti gli IRCSS ( Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico) lombardi, riuniti insieme per la prima volta. Numerosi e costruttivi sono stati anche gli interventi su queste pagine, come la lettera di Umberto Ambrosoli, coordinatore dell'opposizione, che ha intelligentemente riconosciuto i pregi della proposta di Maroni, pur non mancando nelle critiche. Il dibattito è ancora aperto e la Regione a breve dovrà tirare le fila per arrivare alla vera riforma, nei piani del Presidente entro la fine dell'anno.
Avevo sintetizzato in un editoriale dello scorso Luglio l'articolazione delle proposte del libro bianco e i suoi punti forza, forse ora vale la pena di riassumere alcuni aspetti meritevoli di approfondimento nelle settimane che verranno.
Uno è certamente l'assenza di una progettualità sulla sanità dell'area metropolitana milanese che fa storia a sé, il testo la cita ma non approfondisce in alcun modo il problema, è un punto sospeso che andrà risolto data la sua importanza cruciale. Un altro aspetto, forse più tecnico ma sempre di grande rilievo, è lo sviluppo delle reti di patologia: anche qui il libro bianco riconosce che non hanno dato i risultati sperati ma non entra nel merito. Peccato perché le reti, se bene organizzate e dotate di adeguati strumenti di governo, potrebbero dare grandi vantaggi e consentire significativi risparmi.
Un altro dei problemi aperti è come si svilupperanno le nuove AIS, Aziende Integrate per la Salute, organizzate in un polo ospedaliero e uno territoriale, che dovranno garantire, nella volontà regionale, tutte le funzioni di erogazione delle prestazioni sanitarie, includendo anche le cure primarie e integrando ospedale e territorio.
La sanità privata accreditata è poi fortemente preoccupata per la prevista centralizzazione di funzioni in capo alle ASL, che ricondurrebbe quindi tutta la gestione, programmazione e controllo delle prestazioni sanitarie alle stesse strutture che gestirebbero anche gli ospedali pubblici. Un meccanismo che così rischierebbe di non mettere più sullo stesso piano erogatori pubblici e privati.
Nel libro bianco non tutto è affrontato: manca lo sviluppo di un sistema responsabilizzante, valutabile e premiante di chi gestisce gli ospedali e una nuova progettualità sui ticket che, idealmente, dovrebbero anche generare risorse e non solo coprire le spese. Sono grandi assenti gli infermieri, praticamente mai citati in tutto il testo, come anche la valorizzazione del merito con la presa di distanza dalle ingerenze negative della politica.
Già così ci sarebbero abbastanza argomenti per molti altri approfondimenti, ma l'importante è che si vada avanti e si esca da questa fase di passaggio che rischia di farsi troppo lunga.
Sergio Harari
[Fonte Corriere della Sera]