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  • 09 Maggio 2019

    Finanziare chi cura e fa ricerca

    Gli IRCCS (Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico) hanno risorse carenti quando invece potrebbero essere anche un volano per l’economia

    Ci sono molti buoni motivi per apprezzare il nostro Servizio Sanitario Nazionale e fra questi il fatto che preveda l’esistenza degli gli Irccs (Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico), i centri nei quali oltre a prestare assistenza ospedaliera si svolge anche attività di ricerca.
    Questi istituti rappresentano un’importante specificità del nostro Paese e costituiscono un modello che molte nazioni europee ci invidiano. Furono istituiti con un regio decreto nel 1938, che con lungimiranza affidava loro la missione di quella ricerca che oggi chiamiamo traslazionale, quella, cioè, che partendo dalla ricerca di base ha poi ricadute dirette sui malati.
    Nel tempo il numero degli Irccs è andato aumentando, fino agli attuali 50, purtroppo il loro finanziamento non ha seguito lo stesso andamento: 178 milioni di euro nel 2000 (ma allora gli Irccs erano molti meno) e solo 159 milioni di euro nel 2018.
    È un vero peccato che il ruolo di queste istituzioni non venga valorizzato e riconosciuto appieno perché gli Irccs potrebbero rappresentare un importante volano per rilanciare la ricerca medica italiana, che peraltro, con straordinari sforzi e pochi fondi, già fa tantissimo e gode di ottima reputazione internazionale.
    Uno dei nodi che, se sciolto, potrebbe aprire nuove prospettive in questo senso, sarebbe riconoscere agli Irccs la dignità di Enti di Ricerca, quali sono il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Istituto Superiore di Sanità e l’Istituto Nazionale di Statistica. Questi istituti hanno tra i propri obiettivi, definiti per statuto «la libertà di ricerca, la diffusione e valorizzazione delle ricerche, il rientro in Italia di ricercatori di elevata professionalità, la programmazione di iniziative di collaborazione tra strutture pubbliche e tra pubblico e privato, oltre a una gestione finanziaria nel rispetto dei vincoli di trasparenza ed efficienza contabile». Sono tutte caratteristiche comuni anche agli IRCCS, che tuttavia afferiscono al Ministero della Salute e non beneficiano dei fondi e dei vantaggi riconosciuti invece agli Enti di Ricerca, che invece fanno capo al Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca.
    Probabilmente, rispettando le competenze dei diversi ministeri che talvolta in campo sanitario entrano in concorrenza, si potrebbe trovare una soluzione che permetta agli Irccs, pur restando sotto il Ministero della Salute, di beneficiare delle prerogative riconosciute agli Enti di Ricerca. Un plus che potrebbe aiutare lo sviluppo della ricerca biomedica nazionale, forse consentendone anche un migliore coordinamento. Che questa o altre siano le soluzioni, è in ogni caso indispensabile per il futuro del Paese che la ricerca clinica e traslazionale siano supportate e incentivate, invece la realtà quotidiana è quella di dover faticosamente risalire controcorrente.